Rocca di Perti – Rocca Carpanea

37 grotte conosciute

Descrizione dell’area
L’area carsica della Rocca di Perti – Rocca Carpanea, come d’altronde tutto il Finalese, riveste una grande importanza dal punto di vista archeologico soprattutto per i numerosissimi ritrovamenti preistorici che dal Paleolitico al Neolitico sono stati rinvenuti in molte cavità, nonché per la presenza di siti di interesse protostorico. Fin dall’inizio del Quaternario la zona, infatti, ospitò insediamenti umani che riuscìrono a trovare condizioni favorevoli soprattutto per la mite situazione climatica dovuta alla posizione geografica (anche durante le glaciazioni) e per la presenza di numerosi ripari naturali. Tra le tante cavità di interesse archeologico si possono citare l’Arma Pollera, l’Arma della Matta (o del Sanguineto), la Grotta di Sant’Eusebio, l’Arma du Rian, la Caverna le Pile e non ultimo la Cavernetta del Bric delle Anime. 
Dal punto di vista speleologico risulta degno di nota il sistema idrogeologico dell’Arma da Possanga-Arma Pollera-Arma do Buio che si sviluppa per circa 900 m nel settore Sud-occidentale della Rocca Carpanea-Bric Scimarco e presenta al suo interno un corso d’acqua perenne. 
L’area infine risulta estremamente importante dal punto di vista naturalistico per la grande varietà di ambienti naturali che ha permesso la conservazione di una elevata biodiversità, con abbondanza di specie animali e vegetali rare e/o esclusive e per tale motivo è compresa nel SIC “Finalese-Capo Noli”. 
Inquadramento geografico
L’area carsica si inserisce dal punto di vista geografico nella regione del Finalese seguendone quindi i caratteri ambientali, naturali, geologici e geomorfologici. La zona in esame è costituita da due principali cime, Rocca di Perti e Rocca Carpanea, aventi le dorsali principali orientate Nord-Sud e che risultano separate dal Rio Pianmarino detto anche Rian. Racchiusa ad Est dalla Valle Aquila, a Sud dalla sella di Perti Alto, a Est dalla Val Pora e a Nord dai terreni impermeabili sottostanti alla Rocca Carpanea, presenta un estensione di circa 2,7 per 1,6 km con una superficie areale di quasi 3 kmq. Il carso è prevalentemente coperto da vegetazione, costituita da macchia mediterranea, lecceta e aree prative (Pianmarino), con ripide falesie in corrispondenza delle profonde incisioni che caratterizzano un po’ tutte la valli finalesi. 
Le morfologie esterne sono caratterizzate da valli troncate (la Valle Erxea è un tipico esempio di valle fossile) e da vaste depressioni carsiche (la valle fossile di Pianmarino e le numerose doline che ne drenano le acque ivi ruscellanti, alcune delle quali idrovore). Numerose sono le microforme quali scannellature e docce di erosione, sulle verticali falesie mioceniche della Valle di Montesordo, e le vaschette di corrosione, più sovente localizzate sulla cima degli altipiani. Le morfologie ipogee, a differenza di altri settori del Finalese, presentano generalmente vasti ambienti e considerevoli sviluppi (gli ampi saloni di crollo dell’Arma Pollera, la Caverna della Matta, i meandri del Buio, ecc…). 
Piuttosto limitati gli insediamenti antropici, prevalentemente localizzati lungo la Valle du Rian (la borgata di Case Valle e la borgata di Montesordo), presentano ancora limitate attività agricole (uliveti e vigneti) mentre risulta del tutto abbandonata l’attività estrattiva: si ricordano per vastità la Cava della Rocca di Perti, attiva sino agli anni ’80, e le cave della Rocca Carpanea. Alcuni pozzi attivi in Valle dell’Aquila sono attualmente utilizzati per scopi irrigui e idropotabili. Una frequentazione abbastanza rilevante è inoltre imputabile alle attività sportive di outdoor tra le quali l’arrampicata, la mountain bike e l’escursionismo. 
Inquadramento geologico
L’area è caratterizzata da un esteso affioramento, a giacitura sub orizzontale, costituito dalla formazione denominata Pietra di Finale (Miocene, 20-5 Ma), una roccia carbonatica sedimentaria, di origine marina, costituita prevalentemente da calcari bioclastici a cemento calcitico (per il 90% è composta da frammenti di conchiglie, gusci di echinodermi, denti di pesci e di altri resti fossili). In particolare, questo affioramento è costituito in minima parte dall’unità litologica denominata “Membro di Monte Caprazzoppa” e più estesamente dall’unità “Membro di Monte Cucco” la quale, potente sino a circa 200 metri, costituisce nel suo complesso circa il 90% degli affioramenti di tutto il calcare di Finale. 
Al di sotto di questa, la sequenza stratigrafica vede quello che viene chiamato il Complesso di Base (30-24 Ma) (affioramenti presso Castel Gavone e Perti Alto), costituito essenzialmente da alternanze di marne, arenarie e conglomerati, depositi sedimentari di mare poco profondo o di costa. 
Limitati gli affioramenti giurassici i quali, discordanti rispetto alla copertura miocenica, sono costituiti dai Calcari di Val Tanarello (Giurassico superiore, 150-140 Ma) poco erodibili, ma estremamente solubili (prevalentemente a Nord della Rocca di Perti), mentre risultano pressoché assenti gli affioramenti delle Dolomie di San Pietro ai Monti risalenti al Trias medio (225-190 Ma). Quest’ultime, pur non affiorando in superficie nell’area in oggetto, si comportano sovente da basamento impermeabile in quanto risultano essere meno carsificabili rispetto alla copertura miocenica; pertanto, nonostante il potenziale carsico dell’area sia di oltre 300 m, limitato risulta essere lo sviluppo e la profondità dei reticoli ipogei ad oggi conosciuti.
Caratteristiche speleologiche
Come già accennato l’area è conosciuta per il vasto complesso ipogeo “Poussanga-Pollera-Buio”, caratterizzato dalla presenza di un corso d’acqua perenne. La genesi del sistema, come per molte altre grotte finalesi, è governata prevalentemente da discontinuità stratigrafiche, qui in particolare dal contatto tra i calcari miocenici e il sottostante basamento impermeabile (sovente dolomie triassiche); per tale motivo la morfologia presenta un andamento più che altro orizzontale o sub orizzontale, con tortuosi meandri intervallati da vasti saloni di crollo. Limitati i concrezionamenti, molto probabilmente anche a causa di anni di depredamento. 
Le esplorazioni speleologiche nell’area sono state condotte in passato prevalentemente dal Gruppo Speleologico “Arturo Issel” soprattutto per quanto concerne l’attività archeologica, mentre le grandi esplorazioni alla Pollera e al Buio nuovo sono ad opera inizialmente da speleologi genovesi aderenti all’Issel confluiti successivamente nel Gruppo Speleologico CAI Bolzaneto. Attualmente numerosi gruppi speleologici liguri stanno conducendo studi e ricerche sull’area (Gruppo Speleologico Imperiese, Gruppo Speleologico Cycnus, Gruppo Speleologico Savonese, Gruppo Grotte Borgio Verezzi). 
Nell’area carsica Rocca di Perti – Rocca Carpanea sono attualmente conosciute 37 grotte per uno sviluppo totale di circa 2507 m. La maggior parte di esse si trova nel Comune di Finale Ligure, mentre una sola in Comune di Calice Ligure. La cavità più vasta è l’Arma Pollera.
Caratteristiche idrogeologiche (idrologia)
Il carsismo nella formazione miocenica della Pietra di Finale, scarsamente interessata da fenomeni tettonici, presenta cavità ad andamento più che altro orizzontale o suborizzontale, ove gli strati di sedimentazione, in associazione all’elevata permeabilità per porosità, divengono di fatto l’elemento speleogenetico preponderante. Il carsismo nella formazione triassica invece è caratterizzato prevalentemente da morfologie di crollo, controllate principalmente dalla tettonica. 
In tutta l’area sono assai limitati gli scorrimenti idrici superficiali, fatta eccezione per il Rio di Pianmarino (detto anche Rian o come sulle carte tecniche regionali Rio Fosso) il quale, solo nei periodi maggiormente piovosi, presenta ruscellamento. 
La circolazione idrica sotterranea di maggiore rilievo è quella del Sistema Poussanga-Pollera-Buio la quale trova alimentazione in parte dagli assorbimenti diffusi localizzati sull’altopiano della Valle Erxea e in parte preponderante da assorbimenti localizzati in corrispondenza dell’incisione valliva del Rian, immediatamente a valle della depressione di Pianmarino, ove si osservano numerose doline sovente idrovore. L’esautore del sistema come anzidetto è la Risorgenza del Buio (quota 165 m s.l.m.), ubicata in prossimità delle Case Buio poco a valle della Borgata di Montesordo, mentre meriterebbero ulteriori indagini le risorgenze ubicate in Valle Aquila, attualmente captate dal Comune per usi irrigui.


ARMA DA POUSSANGA
GROTTA DI SANT’EUSEBIO
ARMA POLLERA
ARMA DO RIAN
ARMA DO BUIO
ARMA DO SAMBRUGO
GROTTA DI SANT’ANTONINO
ARMA DO FRATTE
ARMA DI PERTI
ARMA INFERIORE DO PRINCIPA’A
ARMA DE TRE SOE’
ARMA DO CIANEE
ARMA DEI PASSI CATTIVI
ARMA DO PARREGO
CAVERNA DEI FRATI
ARMA SOTTERAA’
ARMA DI CROVI
ARMA DO PILIN
GROTTA SUPERIORE DELLA ROCCA DI PERTI
GROTTICELLA DELLA CAVA DI PERTI
CAVERNETTA DEL BRIC DELLA CROCE
CAVERNETTA DEL BRIC DELLA CROCE N°2
ARMA DELLE ANIME
GROTTA SOPRA VILLA CHIAZZARI
GROTTA DELLA PIETRAIA
ANTRO DELLA SELLETTA
GROTTA DEGLI ORSI
CAVERNETTA DEL MURETTO
GROTTA CISQUE
BUCO DEL CARDINALE
RIPARO DEL BRIC DELLE ROSE
GROTTA DEL CAPRONE 1
GROTTINO DELL’ULIVO

fonte: Delegazione Speleologica Ligure www.catastogrotte.net