Finalborgo, l’antico Burgus Finarii, nacque alla fine del XII secolo. Per secoli fu la capitale del marchesato di Finale. Stretti nell’abbraccio delle mura quattrocentesche, i suoi palazzi e le sue chiese ne fanno uno dei centri storici meglio conservati del ponente ligure. Lo dominano dall’alto Castel San Giovanni e i resti di Castel Gavone, con l’imponente torre dei Diamanti. Da alcuni anni è entrato nel novero dei Borghi più belli d’Italia.





Il Marchesato di Finale
fu per secoli l’unico lembo di Liguria non controllato da Genova: per mantenere
la sua indipendenza si appoggiò politicamente agli Sforza. Il campanile
ottagonale (1463) di S. Biagio testimonia gli scambi anche culturali con la
signoria milanese: impostato su una torre della cerchia muraria è ispirato al
campanile di S. Gottardo in Corte a Milano.
Tra la fine del XV ed il primo ventennio del XVI secolo iniziò il periodo di
massimo splendore e fervore costruttivo: il Finale si arricchì di edifici
religiosi come la chiesa di San Sebastiano, i chiostri di S. Caterina, e la
chiesa di Nostra Signora di Loreto o dei cinque campanili (1488).
Il campanile di San
Biagio (1463 circa) venne edificato su uno dei torrioni semicircolari delle
mura. Di forma ottagonale, il campanile è impreziosito da tre ordini di bifore,
oculi, archetti ciechi.
La splendida Basilica di S. Biagio testimonia la ricchezza di Finale nel
Seicento. All’interno, nella prima cappella della navata destra si osserva il
trittico (1513 circa) con le Nozze Mistiche di S. Caterina d’Alessandria ;
esempio di transizione tra medioevo e rinascimento, è ascrivibile alla scuola
di Lorenzo o Bernardino Fasolo.
Nella seconda cappella vi è la monumentale ancona d’altare (1533) con il
Martirio di Santa Caterina d’Alessandria . L’opera, eseguita dal pittore
piemontese Oddone Pascale da Savigliano, era originariamente collocata
sull’altar maggiore della chiesa di S. Caterina.
La quarta cappella della navata destra presenta una tela (fine XVIII secolo)
opera del pittore bergamasco Giuseppe Paganelli raffigurante San Giovanni
Nepomuceno tra San Francesco da Paola e Santa Chiara. Sempre in questa
cappella, nella nicchia sulla parete destra, è collocata una statua lignea
(1654) di gusto spagnolo, raffigurante la Madonna del Rosario, opera di
Sebastiano Bocciardo.
Il braccio destro del transetto è arricchito da un altare opera di Pietro Ripa
risalente al secondo decennio del Settecento: la tradizione vuole che le
quattro colonne, rivestite in marmo rosa, provengano da castel Gavone,
distrutto dai genovesi nel 1715.
Nella cappella di testata della navata destra vi è il polittico con San Biagio
benedicente (1514 circa) . La tavola è opera di Raffaello De Rossi. L’altare,
voluto da Domenico Aycardi nel 1639 per l’omonima cappella in S. Caterina,
presenta un paliotto marmoreo con l’arma dell’ordine domenicano raffigurante un
cane che tiene tra le fauci una candela accesa.
Numerosi visitatori che entrano in Basilica per la prima volta, avvicinandosi
all’altare maggiore, credono di vedere una tovaglia di pizzo che ricopre la
balaustra : ma osservando con attenzione si scopre che si tratta invece di un
finissimo drappo in marmo bianco, lavorato a bulino (1793) , opera di Gerolamo
Bocciardo.
Altra pregevole opera scultorea è il pulpito (1765) un’originale e fantasiosa
opera in marmo, di stile barocchetto, realizzata da Pasquale Bocciardo.
Nel braccio sinistro del transetto un altro esempio di Madonna
“vestita”: la Madonna del Carmine è rappresentata nell’atto di
offrire lo scapolare ai suoi fedeli.
Nella terza cappella della navata sinistra si nota la decorazione ad intarsio
in pietre colorate e marmi policromi alla base delle due colonne ai lati. Gli
intarsi rappresentano vasi di fiori con le anse formate da serpentelli
attorcigliati. E’ opera di notevole realismo figurativo di ignoti artisti
piemontesi (circa metà XVIII secolo).
La seconda cappella della navata sinistra ospita la tavola della Madonna delle
rose (1525 circa) anche essa proveniente dal convento di Santa Caterina. Il
dipinto è opera di Vincenzo Tamagni.
Numerosi palazzi arricchiscono il borgo. Palazzo Cavasola, ristrutturato nel
Settecento, presenta in facciata decorazioni rococò, un grazioso balconcino in
ferro battuto ed un pozzo in parte inglobato nell’edificio.
Il vasto palazzo Gallesio, nacque nel corso del XVIII secolo dalla fusione di
unità immobiliari minori attorno ad un nucleo centrale.
Piazza Garibaldi è il cuore del Borgo. Le schiere edilizie prospicienti sulla
piazza hanno conservato la minuta trama originaria che comprende anche la
pregevole casa delle Erbe. Nel punto di incontro tra i due percorsi matrice del
Borgo (via Torcelli e via Nicotera) due palazzi sono uniti da un modesto arco
di trionfo, edificato probabilmente nel XVIII secolo e non, come indica la
targa, nel 1666 in occasione del passaggio da Finale dell’Infanta Margherita di
Spagna in viaggio verso Vienna.
Piazza Aycardi, l’antica
platea grani , come la vicina piazza delle Erbe, era utilizzata per attività
commerciali e luogo di mercato.
Vi prospetta il teatro, realizzato tra il 1804 e il 1806 su progetto
dell’ingegner Nicolò Barella; esso presenta la conformazione della platea di
tipo ellittico. La piccola platea è attorniata da due ordini di palchetti
suddivisi da pilastri in muratura e da un loggione con colonnine lignee. In
piazza del tribunale prospetta il palazzo del Tribunale (palazzo Nazionale) fu
il centro di potere e di governo del marchesato nel corso dei secoli;
l’edificio era già indicato agli inizi del XIV secolo come luogo ove si
amministrava la giustizia. Le bifore tamponate rimandano alle trasformazioni
apportate nel 1462 da G. Molinario per volere del marchese Giovanni I del
Carretto; a questa fase è riconducibile anche la lunetta con il bassorilievo
raffigurante le quattro Virtù Cardinali (1462) visibile a sinistra del portale.
Tra il primo ed il secondo piano una lunga banda bianca marcapiano presenta il
nome del governatore genovese Benedetto Andrea Centurione.
Il fondale occidentale della piazza è dato dalla elegante facciata movimentata
da stucchi del palazzo Arnaldi, ampliatosi tra il XVII e il XIX secolo con
l’accorpamento di edifici contigui. Dei quattro portali, il principale presenta
lo stemma del casato.
Da piazza del Tribunale a destra si incontra l’inizio della strada Beretta,
l’importante arteria che collegava direttamente Finale con il Ducato di Milano,
aperta nel 1666 sotto l’occupazione spagnola; assume il nome dell’ingegnere
militare che la costruì, Gaspare Beretta.
Tramite vico del Reclusorio si perviene all’antico convento domenicano di Santa
Caterina. Il complesso fu voluto nel 1359 da Venezia del Carretto sia con
l’intento di dotare la famiglia di un’area sepolcrale monumentale, sia mirando
soprattutto a consolidare il potere feudale del casato grazie all’aiuto dei padri
domenicani e alla loro influenza sulla popolazione. Per secoli anima culturale
e spirituale del Borgo, il complesso conventuale conobbe il momento di maggior
fioritura artistica e religiosa tra la fine del Quattrocento e gli inizi del
Cinquecento. Esso è articolato attorno alla chiesa trecentesca e ai due
splendidi chiostri rinascimentali (1490-1520 circa) dovuti alla munificenza di
Carlo Domenico del Carretto. Il complesso conventuale, occupato dai Padri
Domenicani fino all’arrivo delle truppe napoleoniche, venne adibito nel 1798 a
caserma. Dal 1865, per un secolo, il convento fu sede di bagno penale: vi
furono rinchiusi, tra gli altri, alcuni anarchici socialisti arrestati a Milano
durante i moti del 1898 repressi nel sangue dal generale Bava Beccaris.
Nel primo chiostro, un ingresso laterale con arco a sesto acuto immette
all’interno della chiesa, oggi sconsacrata e adibita a sala congressi ed
auditorium. L’antica chiesa medioevale, ripartita in tre navate, aveva in
origine un orientamento opposto; sulla parete di fondo ne è visibile l’antico
presbiterio che nelle pareti laterali ingloba resti di colonne in pietra del
Finale. Il presbiterio è affiancato da due cappelle laterali rettangolari,
isolate dall’ambiente principale a seguito delle modifiche progettate
dall’architetto Porro nel 1826. La cappella absidale destra, di Santa Maria
degli Oliveri, presenta un ciclo di affreschi (fine XIV-inizi XV secolo) con
Episodi di vita della Vergine Maria e della Passione di Cristo.
Lasciata la chiesa si esce sulla piazza, l’antica platea Sancte Catherine,
altro dei numerosi slarghi pubblici in cui confluivano gli stretti caruggi
medioevali. Nel fianco sud della chiesa si aprono i portali gotici detti
“degli Uomini” e “delle Donne” (XIV secolo), quest’ultimo
ornato da un sovrapporta quattrocentesco in pietra del Finale con Agnus
Dei.
L’antico Oratorio de’ Disciplinanti è oggi sede di mostre temporanee.
Attraverso i Chiostri di Santa Caterina (fine ‘400) con colonne e capitelli in
pietra del Finale, si può accedere al Museo archeologico: i reperti che vi sono
esposti documentano la ricca storia e preistoria del finalese, e si compongono
di esemplari che vanno dal Paleolitico inferiore al Medioevo. Dalla caverna
delle Fate, sull’altopiano delle Manie, provengono testimonianze ossee
neandertaliane e l’imponente scheletro di ursus spelaeus rimontato in una
vetrina. Dalla grotta delle Arene Candide è stata riprodotta la sepoltura del
Giovane Principe; si tratta di un ragazzo di 15-20 anni, vissuto 20.000 anni
fa: un’inumazione che supera i confini del rito per entrare nella sfera del più
intenso sentimento di religiosa pietà.
Porta Testa presenta un’iscrizione in caratteri gotici collocata tra due stemmi
alquanto abrasi che rimonta al rifacimento voluto da Giovanni I nel 1452. Sopra
l’arco sporgono robuste bertesche. La porta venne ulteriormente protetta da un
bastione seicentesco, demolito nel 1827; alla fine dell’Ottocento risale la
sovrastante torretta ottagonale pseudogotica con orologio.
Da Finalborgo , salendo lungo la panoramica Via Regina, si possono raggiungere
Castel San Giovanni (1640 circa) e Castel Gavone, che, fino ai danni operati
dai genovesi all’inizio del ‘700, fu uno degli esempi più belli di architettura
militare e residenziale in Liguria. E’ ancora integra la torre dei Diamanti
(fine ‘400), rivestita con circa 1280 pietre bugnate lavorate ad una ad una
dagli scalpellini dell’epoca. Molti materiali originari del castello,
travature, pietre e colonne, furono reimpiegati per edificare chiese, portali e
ville, nonchè i muretti a secco delle “fasce”.
Da qui, in breve, si raggiunge la chiesa di S. Eusebio, in cui fu rinvenuta
l’epigrafe funeraria del piccolo Lucius (362), una delle più antiche
attestazioni datate della diffusione del cristianesimo nell’Italia
settentrionale.
La passeggiata si può concludere presso la chiesa di Nostra Signora di Loreto
(o dei Cinque Campanili, 1489-93), che sorge a mezza costa, tra gli ulivi, e
costituisce un prezioso episodio di architettura rinascimentale. All’esterno riproduce
con fedeltà la milanese cappella Portinari in S. Eustorgio. La realizzazione
della chiesa è attribuita ad Alfonso I Del Carretto e a sua moglie Peretta Cybo
Usodimare in occasione del loro matrimonio
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FONTE: VISITE GUIDATE-ESCURSIONI-TURISMO-SCOLASTICO, “LA NOSTRA LIGURIA”,
Valerio Peluffo Guida turistica:
E’ possibile approfondire la conoscenza del centro storico di Finalborgo e del
suo territorio partecipando ad escursioni e visite guidate rivolte a gruppi di
lingua italiana o straniera. L’offerta rivolta al turismo scolastico comprende
attività didattiche, percorsi guidati e laboratori.
I PERCORSI GUIDATI nel Borgo potranno comprendere anche la visita
dell’ interno dello splendido Teatro Aycardi, di Castel Gavone, di Castel San
Giovanni, del Museo Archeologico, del complesso monumentale di S. Caterina con
la Cappella Oliveri, e della Basilica di S. Biagio.
LE ESCURSIONI GUIDATE lungo gli splendidi sentieri di Finale
consentiranno di scoprire l’antica civiltà contadina e la coltura dell’olivo,
in un paesaggio ricco di testimonianze storiche ed artistiche, dalla chiesa dei
cinque campanili al castrum di S. Antonino, al villaggio delle anime…
VIAGGI DI ISTRUZIONE PER LE SCUOLE. Percorsi guidati e laboratori didattici
per le scuole di ogni ordine e grado.
Tra essi:
FINALBORGO… ALLA RICERCA DEGLI ANIMALI NASCOSTI [scuola primaria]. Attraverso
un originale percorso i bambini verranno guidati alla scoperta di dipinti,
sculture, intarsi, in cui si cela una grande varietà di animali (leoni,
conigli, lumache, farfalle, porcospini…): sono allegorie di vizi e virtù,
simboli legati a curiose vicende. Rivivremo in modo divertente la storia di
Finale, uno dei “Borghi più belli d’Italia”! Scopriremo i resti di Castel
Gavone reimpiegati a Finalborgo (capitelli che diventano fontane, caminetti
trasformati in portoni…).
FINALBORGO, UN ANTICO MARCHESATO [scuola secondaria]. Stretti
nell’abbraccio delle mura, i palazzi, le chiese, il convento domenicano ne
fanno uno dei “Borghi più belli d’Italia”. La ricca storia consente molteplici
chiavi di lettura. I marchesi del Carretto furono i mecenati che durante il
Rinascimento vollero i chiostri di S. Caterina, lo splendido Castel Gavone, i
tanti polittici cinquecenteschi. Dopo la pace di Cateau-Cambrèsis Finale fu
acquistata dalla Spagna e ne divenne l’accesso marittimo per raggiungere il
ducato di Milano: il XVII secolo fu un’altra epoca d’oro per il Borgo, che si
arricchì di monumenti secondo il gusto barocco. Splendide le statue vestite
conservate in S. Biagio, ispirate ai princìpi della Controriforma.
PREISTORIA-IL MUSEO ARCHEOLOGICO DI FINALBORGO. Laboratori didattici
di archeologia sperimentale presso il Museo (a scelta: il mestiere
dell’archeologo, la pittura sulle pareti delle caverne, la produzione di
oggetti in ceramica, e molti altri…).
UNA GIORNATA CON GLI ANTICHI ROMANI. Escursione in val Ponci alla ricerca
dei cinque ponti romani (abbinabile con l’attività: Albenga-vivere sopra un
castrum romano).